#oped12 «…Sulle spalle di giganti»

[…] C’ è un valore in una borsa di studio aperta? Se sì, chi ne è il destinatario: lo studente, l’educatore, l’università?

È questo, in estrema sintesi, il quesito della decima settimana di oped12 al quale mi propongo di rispondere, ponendo l’accento sul processo attraverso il quale sono giunta all’elaborazione della mia risposta.

Uno. Metto a fuoco il problema ponendomi delle domande sulla borsa di studio aperta: (1) Che cosa è? (2) Come funziona? (3) Chi la pratica? (4) Perché è significativa? (5) Quali sono gli svantaggi? (6) Dove sta andando? (7) Quali sono le implicazioni per l’istruzione superiore?

 

Due. Procedo con lo stilare l’elenco delle risorse a cui posso attingere: a) letture suggerite e autonome; b) recupero degli apprendimenti  conseguiti attraverso change11 di cui ho riferito qui e qui; c) risultati ottenuti dallo svolgimento dell’attività di ricerca su Google Search e Google Scholar richiesto.

Tre. Una breve interpretazione d’insieme. Sta avvenendo un cambiamento graduale e fondamentale nella pratica degli studiosi. Ogni aspetto della pratica scientifica: produzione di libri,  la ricerca, la diffusione delle conoscenze, l’impegno pubblico e l’insegnamento è interessato attraverso l’adozione e le possibilità delle nuove tecnologie (M. Weller).

Poiché uno studioso non è considerato un intellettuale pubblico, ma un intellettuale privato, data la consuetudine di dialogare con i suoi pari (accademici), se sceglie di affrontare il pubblico e scrivere per una rivista locale per esempio, è visto con sospetto dai suoi colleghi ed è tacciato di non fare il suo lavoro. Così un «accademico blogger» è ancora un ossimoro (G. Burton).

Un approccio inclusivo per definire la borsa di studio aperta prende in considerazione tre componenti: (1) Open Access e Open Publishing, (2) Open Education, tra cui Open Educational Resources e l’insegnamento aperto, e (3) La partecipazione in rete, la terza componente che si riferisce all’uso da parte degli studiosi dei social network per condividere, criticare, migliorare, convalidare e migliorare la loro borsa di studio (Veletsianos & Kimmons, 2012). Secondo gli stessi autori «la borsa di studio aperta ha una forte base ideologica radicata in una ricerca etica per la democratizzazione, i diritti umani fondamentali, l’uguaglianza e la giustizia; è vista come un mezzo pratico ed efficace per il raggiungimento degli obiettivi scientifici che sono socialmente utile» (Assumptions and Challenges of Open Scholarship).

Quattro. Seguendo le indicazioni, effettuo la ricerca dapprima su Google search quindi su Google Scholar dove ho modo di verificare l’evoluzione del motore di ricerca di letteratura accademica che ha introdotto le pagine delle citazioni degli autori: un servizio interessante «che potrebbe avere una certa diffusione nell’ambito della bibliometria» (A. Marchitelli).

Elenco  e visualizzo con una tabella i risultati:

a)  ricerca #oped12(1)

b) le pagine delle citazioni degli autori: Alec Couros, Grainne Conole,  Jon Dron, Terry Anderson.

I dati dell’immagine evidenziano chiaramente che è giunto il tempo per discutere nuovi approcci per la valutazione di impatto scientifico sulla base di nuove metriche. Altmetrics vanno oltre le tradizionali citazioni a base di indicatori e fattori di utilizzo come download o percentuale di click, in quanto si concentrano sulla diffusione e sul riutilizzo, monitorabili attraverso i blog, social media, sistemi di produzione tra pari, strumenti di collaborazione e di annotazione (incluso il bookmarking sociale e di servizi di gestione di riferimento).

fonte immagine: altmetrics

Cinque. Cerco informazioni sulle riviste italiane OA, secondo la DOAJ sono 145 le riviste full Open Access pubblicate in Italia. Sul sito web Open Access in UniTO trovo  elencati i vantaggi dell’Open Access per i ricercatori e per le istituzioni. ; trovo anche il collegamento alla Mappa dell’Open Access nel mondo.

Conclusione. L’approccio con la pratica accademica emergente provoca reazioni varie non ultimo il senso di disorientamento per la lacerazione di esperienze e di consuetudini cristallizzate per l’ impatto  forte oltre che doloroso, la cui gestione può rivelarsi complessa. Tuttavia, considerati i vantaggi che interessano i diversi attori ( studenti, educatori e università), risulta dispendioso in termini di energie, in senso lato, mostrare riluttanza e opporre resistenza. È consigliato un atteggiamento costruttivo attraverso la pratica dell’osservazione, della comprensione e della sperimentazione. Sono giunta a questo convincimento ripensando alla percezione di affaticamento sperimentata in prima persona nel ruolo di lifelong learner e alla successiva soddisfazione per il completamento del compito e le impareggiabili emozioni che hanno accompagnato  la sfida.

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